Il 6 aprile 2009, a L’Aquila, una scossa di soli 23 secondi ha distrutto vite e causato enormi danni, con conseguenze che si protraggono sino a oggi e continueranno a farsi sentire anche nei prossimi anni. La stessa considerazione vale per il sisma del Centro Italia del 24 agosto 2016, durato tra i 15 e i 20 secondi.
L’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo: vengono infatti registrati terremoti ogni 25 minuti1, seppur di entità molto inferiore rispetto a quelli dell’Aquila e di Amatrice-Accumoli (superiori a 6 gradi della scala Richter) o anche a quello più recente di Catania e provincia, che ha raggiunto i 4,2 gradi.
Inoltre, la Penisola è uno dei pochi Paesi al mondo in cui rischio sismico, idrogeologico e vulcanico si sovrappongono a causa della particolare modalità di formazione delle catene alpine e appenniniche, relativamente recenti e poste al confine tra diverse placche tettoniche tuttora in movimento2.
Un terzo dei 56,4 milioni degli immobili in Italia, ben 18 milioni di edifici, si trova in zone dall’elevato rischio sismico4. Le regioni più esposte ai terremoti sono quelle appenniniche, con particolare riferimento alle zone centro-meridionali. Nessuna regione italiana è completamente indenne, neppure quelle dove la percezione del pericolo è minore5. A questo proposito, è importante sottolineare che le province dell’Emilia colpite dal violento movimento tellurico del maggio 2012, così come la provincia di Ravenna ugualmente soggetta alle scosse del gennaio 2018, sono tutte considerate a basso rischio (zona sismica 3). Queste zone, infatti, hanno una probabilità ridotta di subire un terremoto ma, nel caso questo si verifichi, esso può raggiungere un’intensità molto alta e provocare danni ingenti.
Oltre alla posizione geografica, il secondo elemento da tenere in considerazione per valutare gli effetti di un potenziale terremoto, è l’epoca di costruzione dell’edificio.
Gran parte degli immobili del nostro Paese è stata costruita prima del 19746, anno a cui risale la legge che ha istituito criteri antisismici più severi. L’elevata presenza di edifici antecedenti a questa data anche in zone a basso rischio sismico, rende più significativo il potenziale danno in seguito a scosse7.